giovedì 30 ottobre 2014

Speciale Halloween # 3: tradizioni dal Mondo


Bentornati nella mia Foresta Incantata!
Eccoci giunti al terzo e ultimo Speciale di Halloween che io e Reina del blog Il Portale Segreto vi abbiamo proposto per quest'anno.
Essendo appassionate di antiche tradizioni, abbiamo deciso di proporvi in questi tre appuntamenti le antiche e moderne usanze dell'Europa, dell'Italia e del Mondo, sperando di offrirvi così qualche spunto per poter festeggiare la magica notte del 31 ottobre, mostrandovela anche sotto una nuova luce, permettendovi di viverla con una consapevolezza diversa.
Eccovi dunque, per questa settimana, le tradizioni delle regioni italiane!



Nell'area mediterranea il periodo dei primi freddi autunnali era dedicato ovunque al culto dei morti. Già nell'antico Egitto la tradizione vi collocava l'uccisione di Osiride da parte del malvagio fratello Seth.

In Canada si festeggia Halloween; le moderne celebrazioni iniziarono con l'arrivo degli immigrati scozzesi e irlandesi, nel 1800. Nacque allora la tradizione di intagliare zucche. Le case vengono decorate con zucche e pannocchie di mais. 

In America Centrale e Latina il giorno dei morti, Día de Muertos, è una festività particolarmente sentita. Oltre alla consueta visita dei cimiteri, si addobbano le tombe con fiori, e vi si depositano giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici. In alcune abitazioni è ancora consuetudine preparare gli altari dei morti, davvero suggestivi e colorati. L'altare è arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. I festeggiamenti durano molti giorni e si rifanno alle tradizioni precolombiane, con musica, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi. Per le strade si possono ammirare rappresentazioni caricaturali della morte. In particolare, in Messico, nelle città e nei villaggi la gente crea un sentiero di fiori gialli dal cimitero alla propria casa per guidare i propri defunti a tornare nelle proprie case. Queste ultime sono riempite di decorazioni, ritratti dei defunti, gli oggetti usati personalmente, i cibi da essi preferiti, fiori e profumi. Dopo la celebrazione, i parenti mangiano i cibi preparati per i morti, ricordando quanto essi amavano quelle pietanze quando erano vivi. Le tombe dei familiari defunti vengono messe in ordine, tagliando l'erba e ridipingendo i sepolcri, riempite poi di fiori, corone e festoni di carta. Spesso, una persona viva viene posta all'interno di una bara di vetro e viene fatta sfilare in mezzo alla gente, che gli lancia fiori, frutta e caramelle. Il 2 novembre i parenti si riuniscono intorno alle tombe dei cari defunti per allestire un banchetto commemorativo. Inoltre, durante l'autunno innumerevoli farfalle monarca tornano ad abitare nelle foreste degli abeti sacri, rinnovando la convinzione che fu degli Aztechi, che ritenevano che queste farfalle portassero gli spiriti degli antenati morti. 

In Cina, durante la festa dei morti l'acqua e il cibo vengono posti davanti alle foto dei cari scomparsi e vengono accese lanterne per illuminare i sentieri degli spiriti mentre viaggiano sulla Terra. Nei templi buddisti vengono fatte delle barche di carta, alcune molto grandi, che vengono bruciate durante la sera, per ricordare i morti e per liberare gli spiriti inquieti e farli ascendere al cielo. A Hong Kong le persone bruciano immagini di frutta e denaro, credendo che, così facendo, le immagini raggiungano il mondo degli spiriti, confortandoli. 

In Corea le famiglie ringraziano gli antenati per il frutto del loro lavoro; si visitano le tombe, facendo offerte di riso e frutta. 

In Giappone si preparano alimenti speciali e si appendono ovunque lanterne rosse, alcune lanterne galleggianti vengono liberate nei fiumi o in mare. Sia in Corea che in Giappone però, le feste dei morti si svolgono nel mese di agosto. 

È curioso notare come i bambini siano spesso protagonisti di queste Feste dei Morti; essi infatti, sono ottimi mediatori tra il mondo della anime e quello terreno, perché ancora puri nell'integrità delle loro percezioni, ancora non macchiati dalle distrazioni della vita. Ecco perché sono sempre stati i depositari delle antiche questue.


Speriamo di avervi incuriositi e interessati con questi tre speciali, vi salutiamo e vi auguriamo un felice Halloween!

Fonti:

- Wikipedia
- http://www.gustosamente.com/article/xx
- http://www.focusjunior.it/imparo/cos-e-come-si-fa/festa-dei-morti-le-tradizioni-in-italia-e-nel-mondo-per-il-2-novembre
-http://www.ilturista.info/blog/9694-Halloween_feste_e_tradizioni_nel_mondo/
pagina=2#.VDZf9dR_s8o
- http://www.drogbaster.it/festa-di-halloween.htm
- http://www.intrage.it/Famiglia/festa_dei_morti

martedì 28 ottobre 2014

Recensione: "L'arte della Magia" di Phyllis Curott


Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco!
Eccomi di nuovo qua con una nuova recensione, questa volta di un saggio legato alla spiritualità. Premetto che non  sono wiccan, ma ho apprezzato molto questa lettura, costruttiva ed edificante. Spero possa interessarvi!




Autore: Phyllis Curott
Editore: Sozogno
Pagine: 334
Prezzo:  8,00 euro

Argomento: L'antica religione Wicca conta ormai numerosi adepti nel mondo. Non tutti sanno che la pratica magica va ben oltre la religione e molti insegnamenti possono venire tramandati anche ai non fedeli. Questo libro, scritto da una delle maggiori sacerdotesse della professione Wicca, è una raccolta di esercizi pratici. Spiega come e perché ricorrere a pratiche magiche tradizionali o innovative aiuta a vivere meglio nel mondo odierno. Insegna rituali, tecniche di meditazione e incantesimi che permettono di vivere in salute, armonia, felicità e di recuperare il legame perduto con i cicli naturali della terra. Non è un manuale di formule da ripetere meccanicamente, ma un libro prezioso che spiega "come" e anche "perché" ricorrere a pratiche magiche tradizionali o innovative.

Voto:
Recensione

Il Divino dimora dentro di noi e la nostra spiritualità onora questa innata divinità in noi stessi e nel mondo.

Spero di non fare troppa confusione nel recensire e analizzare questo testo, che mi ha tenuto compagnia per circa due mesi.
A lettura conclusa, posso dire con sicurezza che è un testo molto valido, sia per i principianti che per chi ha già una buona base sulla Wicca e sul paganesimo in generale. 
"L'arte della magia" è uno strumento valido, un libro capace di generare spunti di riflessione nel lettore e di rivalutare allo stesso tempo alcuni dei capisaldi della Wicca e delle religioni più in generale.
In molte di queste pagine ho ritrovato i miei pensieri, le emozioni che mi hanno spinta a tuffarmi nella spiritualità pagana per abbandonare definitivamente la religione cristiana. In alcuni passi, invece, mi sono annoiata, per via di alcune credenze che non condivido, ma si tratta solo di punti di vista e di strade personali da percorrere.

Fin dalle prime pagine l'autrice dichiara gli intenti della sua scrittura e gli obiettivi che si prepone, che ho molto apprezzato:
Il mio obiettivo non è convincervi che tutte le mie idee siano giuste, ma stimolarvi al dialogo, al pensiero libero e innovativo e alla pratica creativa, a mescolare e rimescolare il calderone della magia. Noi streghe stiamo crescendo di numero; la nostra visibilità, la presenza e l'influenza nella cultura predominante stanno aumentando, e credo sia giunto il momento di esplorare i valori e i principi spirituali racchiusi nel cuore della nostra religione. Questo significa anche renderci conto delle contraddizioni che costellano le nostre pratiche, le nostre idee e il nostro vocabolario.
Trovo che siano dichiarazioni che indicano una grande umiltà dell'autrice, una caratteristica che purtroppo non accomuna molti scrittori in ambito pagano (ma anche in ambiti ben diversi). Mi sono sentita rassicurata dalla voce guida dell'autrice, che per tutte le pagine resta presente. Maestra e amica al tempo stesso, aiuta il lettore a trovare la propria via, dando consigli utili e spunti interessanti per la pratica.
Un'altra cosa che ho apprezzato è la scelta di spiegare la teoria tramite metafore, esempi e aneddoti che sono accaduti personalmente all'autrice. E' un modo semplice, immediato e piacevole di immagazzinare informazioni e imparare con più facilità.

Il libro inizia con un piccolo capitolo dedicato alla creazione del proprio Libro delle Ombre, con un elenco schematico di tutto quello che dovrebbe esserci al suo interno. Si tratta di uno schema semplice ma molto ricco, interessante da tenere presente e da approfondire.
Il primo capitolo vero e proprio ci trasporta nel mondo della magia che, come ci insegna Phyllis, è più reale di quanto osiamo immaginare.
Phyllis Curott ci spiega dunque come la magia sia ormai in accordo con le leggi della scienza, e ripercorre le due definizioni di "magia" sulle quali si fonda la Wicca. Stando a quanto dice l'autrice, la magia è sì l'arte di provocare cambiamenti secondo la propria volontà, ed è vero che essa è la capacità di cambiare stato di coscienza secondo la propria volontà, ma non è solo questo. La magia è molto di più, non si ferma al piano spirituale, ma è presente soprattutto in quello materiale. Praticare la magia, per Phyllis, significa connettersi con la divinità presente in ognuno di noi, con qualcosa di sacro che non si trova distante da noi, ma che ci appartiene.
Oggi la scienza sta confermando ciò che gli sciamani e le streghe sanno da migliaia di anni: esiste una dimensione nascosta della realtà - il livello quantico - e ci sono leggi che la governano.
L'autrice riprenderà più volte il rapporto scienza-magia all'interno del libro, dando possibilità anche agli scettici di farsi un'idea al riguardo.
Ho trovato particolarmente interessante il capitolo sulla divinazione, arte che ho sempre temuto e alla quale faccio molta difficoltà ad avvicinarmi in modo sereno. Fortunatamente, Phyllis Curott mi ha permesso di ricredermi su molte credenze sbagliate che avevo riguardo questa pratica, tra l'altro molto utile e dai molteplici utilizzi. 
Dopo aver presentato le pratiche principali della magia (visualizzazione e concentrazione, grounding e centering, gli strumenti della divinazione), l'autrice parla della vera protagonista della spiritualità pagana: la Natura.
La Natura è l'incarnazione della Divinità.
Abbiamo bisogno della Terra per vivere fisicamente - per il cibo, l'aria, l'acqua eccetera - ma abbiamo bisogno della Terra anche per vivere spiritualmente. Quando vi avvicinate alla Natura dovete essere aperti, ricettivi, attenti, rispettosi e grati.
Fare magia non sfida la Natura, ma lavora in sintonia con le sue leggi.

In questo capitolo ho ritrovato molto della mia personale spiritualità, molte delle mie riflessioni personali. Ho sempre detto che per me l'unica fonte di magia e di ispirazione è la Natura, che venero in quanto sacra e che vedo come mia unica, vera insegnante. La Natura ha il potere di mettere a nudo le persone, di insegnare i propri limiti e le proprie forze, ed è un'insegnante severa, ma riconoscente. Siamo parte della Natura, non siamo esseri ad essa distaccati, e dobbiamo imparare a  convivere con essa e i suoi ritmi, sentendoci parte di un tutto. 
L'autrice riporta in questo capitolo anche la tabella delle corrispondenze, fondamentale per gli incantesimi e le pratiche magiche di qualsiasi genere. 
In seguito, Phyllis Curott illustra altri importanti fondamenti della Wicca: la formazione del cerchio, la Dea e il Dio. E' stata la parte che ho faticato di più a leggere, poiché non mi ritrovo in molte di queste credenze della Wicca. Ho trovato piuttosto inutile la lettura delle pagine comprese in questi capitoli, anche se alcuni passi erano interessanti, come per esempio quello riguardante la Luna  e i misteri femminili.
La seconda metà del libro è quella che mi ha affascinata di più e che ho sentito più vicina ai miei problemi e ai miei dubbi attuali che, in parte, sono stati sciolti e affrontati con interesse e una consapevolezza maggiore durante la lettura.
Come scrivevo poco sopra, quello che ho apprezzato di più dell'autrice è il suo modo di far comprendere al lettore che non esiste un modo giusto di praticare la Wicca e il paganesimo, ognuno ha il suo metodo e la sua strada, pertanto non è corretto dare delle regole fisse e dei dogmi da seguire, poiché ammazzano la spiritualità. 
Quello che funziona per qualcuno, può non essere adatto per qualcun altro. [...] Solo perché una certa pratica con voi non funziona, non significa che state facendo qualcosa di sbagliato. E' solo che ognuno di noi ha specifiche attitudini, capacità e inclinazioni. L'obiettivo è trovare quello che funziona per voi.
Mi sono sempre sentita a disagio nel seguire le regole dettate da altri in ambito religioso, mi sono sempre sentita distante dai rituali preposti, dai preconcetti e dalle formule da rispettare, e grazie a "L'arte della magia" ho capito il perché e sono riuscita a superare molti dei pregiudizi che avevo. 
La cultura occidentale che ha formato la nostra esistenza ci ha insegnato che esistono sempre delle regole da seguire, che ogni cosa ha un prezzo e che disobbedire alle regole genera una punizione, spesso severa. Ci è stato inculcato che esistono bene e male, che la divinità è qualcosa di esterno da noi, qualcosa che ci osserva da lontano, in modo distaccato. 
Chi pratica la magia (ma anche chi non lo fa, in realtà), dovrebbe sapere che in ognuno di noi esiste qualcosa di divino, pertanto ogni essere vivente andrebbe rispettato, riconoscendone la sacralità al suo interno (e qui ci potremmo collegare al saluto indiano "namasté"). 
Non esiste il male in Natura. [...] Il "male" degli esseri umani è un sintomo della nostra separazione dal Sacro, e non qualcosa di innato.
La divinità (non intesa come personificazione) è molto più vicina a noi di quanto crediamo, non è un essere onnipotente e distante da noi, ma si trova in ogni cosa, anche dentro di noi. La Wicca, ci spiega Phyllis Curott, ci permette di ricongiungerci con il divino, ci soddisfa perché ci permette di essere tutti protagonisti della nostra spiritualità e di agire nel rispetto degli altri esseri viventi.

Phillis Curott spiega al lettore anche il funzionamento di incantesimi e pozioni, spiegando come mai a volte essi sembrino non funzionare. L'autrice incoraggia il lettore a provare, sperimentare e fare molta pratica, perché anche gli errori sono incantesimi di per sé, visto che insegnano molto al praticante inesperto.

Infine, l'autrice dedica due capitoli alla pratica solitaria e in congrega, offrendo anche qui spunti di riflessione e consigli pratici e utili. 
L'ultimo capitolo del libro descrive i Sabba e il modo in cui essi si festeggiano, e anche qui ho potuto apprezzare l'originalità dell'autrice, che non si limita a riportare le solite nozioni trovate su altri libri di paganesimo, ma offre al lettore degli esempi di rituali di festeggiamento per avvicinarlo al significato più autentico e profondo delle festività.
In generale, dunque, posso dire di essere soddisfatta da questa lettura, costruttiva e piacevole. Un altro punto forte di questo saggio è l'alternanza di teoria e pratica, che in questo testo vanno pari passo. L'autrice consiglia fin dalle prime pagine di leggere il libro e, durante la lettura, di soffermarsi a mettere in pratica gli insegnamenti da lei offerti.
Forse, come prima lettura sul paganesimo, consiglierei qualcosa di più "tradizionale" per dedicarsi poi a questo piccolo gioiello wiccan, per apprezzarne maggiormente gli insegnamenti e i consigli, le riflessioni e i ragionamenti e per capirlo in modo più profondo e completo.
Quando avrete imparato a prestare attenzione, a vedere il Sacro, diventerete saggi, perché questa capacità esiste dentro di voi. Onoratela, coltivatela, fatene tesoro. E' la parte migliore della nostra umanità, ed è la prova della vostra divinità.

Che ne pensate? Lo leggerete?




giovedì 23 ottobre 2014

Speciale Halloween # 2: tradizioni dall'Europa


Bentornati nella mia Foresta Incantata!
Anche oggi io e Reina del blog Il Portale Segreto vi intratterremo con il secondo dei tre speciali che ci terranno compagnia fino al 30 ottobre.
Essendo appassionate di antiche tradizioni, abbiamo deciso di proporvi in questi tre appuntamenti le antiche e moderne usanze dell'Europa, dell'Italia e del Mondo, sperando di offrirvi così qualche spunto per poter festeggiare la magica notte del 31 ottobre, mostrandovela anche sotto una nuova luce, permettendovi di viverla con una consapevolezza diversa.
Eccovi dunque, per questa settimana, le tradizioni dei Paesi europei!


In Inghilterra, anticamente i bambini confezionavano pupazzi intagliando le barbabietole, con le rape invece si creavano lanterne per tenere lontani gli spiriti maligni. Nel falò si gettavano pietre, oggetti e verdura sempre per allontanare gli spiriti; erano sacrifici simbolici, e venivano usati anche a scopi divinatori, come nel Galles. In Galles si accendono falò per onorare gli spiriti e le anime dei defunti. Ogni elemento della famiglia scrive il suo nome su una pietra bianca che viene poi gettata nel fuoco. I membri della famiglia ballano intorno al fuoco per tutta la notte e pregando per la fortuna. La mattina seguente si passa al setaccio la cenere del camino alla ricerca della propria pietra. Quella che ha ancora il nome scritto sopra, significa che questa morirà entro un anno. 

In Irlanda, era il giorno riservato alla consacrazione di un nuovo re, in caso di morte del precedente; la festa che seguiva, che non di rado si prolungava per una settimana, veniva santificata con il sacrificio di un toro bianco agli déi. Oggi la festa è ancora molto sentita; nelle zone rurali si accendono i falò come al tempo degli antichi Celti e i bambini si travestono. La maggioranza delle persone trascorre la festa con parenti e amici, all'insegna del gioco, cacce al tesoro e preparazione di dolci da usare appunto come tesoro. Il dolce tipico di queste occasioni è una torta di frutta chiamata Barnbrack.

In Austria la tradizione è quella di lasciare pane, acqua e una lampada accesa sul tavolo prima di coricarsi. Un tempo si credeva che tali elementi avrebbero dato il benvenuto alle anime dei morti che ritornano sulla Terra, in una notte che per gli austriaci è da sempre considerata ricca di forti energie cosmiche. 

In Belgio, come succede anche altrove, l'usanza è quella di accendere candele in memoria dei parenti defunti, mentre in Slovacchia vengono posizionate delle sedie davanti al camino, tante quanti sono i membri della famiglia in vita e quelli scomparsi.  

In Germania, la tradizione vuole che in questa notte vengano riposti i coltelli, questo per impedire agli spiriti che ritornano dall'aldilà di ferirsi.  

In Polonia, le porte e le finestre vengono lasciate aperte per accogliere gli spiriti o le anime in visita.  

In Svezia la festa dei morti cade il primo sabato di novembre. Vengono ricordati i morti e la tradizione vuole che dopo il tramonto le persone vadano nei cimiteri a deporre ghirlande fatte di pino e candele, creando un'atmosfera surreale. 


Per oggi è tutto, vi diamo appuntamento al prossimo giovedì =)

Fonti:
- Wikipedia 
- http://www.gustosamente.com/article/xx 
- http://www.focusjunior.it/imparo/cos-e-come-si-fa/festa-dei-morti-le-tradizioni-in-italia-e-nel-mondo-per-il-2-novembre 
-http://www.ilturista.info/blog/9694-Halloween_feste_e_tradizioni_nel_mondo/
pagina=2#.VDZf9dR_s8o 
- http://www.drogbaster.it/festa-di-halloween.htm
- http://www.intrage.it/Famiglia/festa_dei_morti

martedì 21 ottobre 2014

La Zucca, un ortaggio miracoloso!


Bentornati nella mia Foresta Incantata!
Halloween si avvicina e, come forse anche alcuni di voi, sto iniziando a procurarmi delle zucche da intagliare e per decorare la casa. Ho pensato dunque di scrivervi qualche riga a proposito di questo buonissimo e versatile ortaggio che si consuma facilmente in questo periodo dell'anno e che in questi giorni assume un carattere anche decorativo.



La più celebre zucca della letteratura è quella della fiaba di Cenerentola, impossibile negarlo; la fata madrina, per aiutare la sua pupilla a raggiungere il principe alla festa, trasforma una zucca in una splendida carrozza trainata da sei cavalli. La storia la conoscete tutti, è inutile che io ve la racconti.
Questa fiaba reca in sé il simbolismo della zucca, che nell'antichità rappresentava la resurrezione dei morti per via degli innumerevoli semi contenuti al suo interno. Ne sono una prova alcune tombe ritrovate in Germania, dentro le quali erano state collocate noci e nocciole, oltre alle già citate zucche, che erano considerate un viatico per la rinascita e l'ascesa al cielo.
Ed ecco che ci ricolleghiamo alla notte di Halloween, che precede la festa dei morti cristiana; come da tradizione, si svuotano le zucche per trasformarle in teste dalle sembianze mostruose, che vengono poi illuminate da un piccolo lumino posto al loro interno. Le zucche così create vengono poste sui davanzali delle abitazioni o agli angoli delle strade, rappresentando così l'arrivo dei morti nella notte che i Celti consideravano il vero e proprio Capodanno. In questa notte la vita e la morte si mescolano e da questa confusione primordiale rinascerà la vita.
In Grecia la zucca era associata alla Luna e alla Grande Madre, simboleggiava l'abbondanza, la fecondità e la prosperità, oltre che la buona salute.
Nell'antichità la zucca veniva svuotata e usata come contenitore per trasportare cibi e bevande, oltre che per conservarvi il sale. Un altro uso antico di questo ortaggio era quello di aiutare gli aspiranti nuotatori, che si immergevano nell'acqua insieme a una zucca che fungeva da galleggiante
Esistono diverse varietà di zucca; quella tonda evocò in Europa la somiglianza con la testa umana. Ecco dunque spiegati i vari modi di dire legati a questo ortaggio: "copriti la zucca", "zucca pelata", "aver poco sale in zucca"...
Tuttavia, alla zucca sono stati anche associati simboli negativi, poiché è grande e bella sì, ma non ha altrettanti valori nutritivi; essa, infatti, è povera di protidi e lipidi ed è insipida.
Eppure la zucca contiene le vitamine A, B ed E, è altamente digeribile e si presta bene alla realizzazione di piatti dolci e salti. Si mangiano persino i semi, abbrustoliti e salati. Da questi ultimi si estrae anche un olio, che viene usato nella cosmesi e vengono usati in medicina per combattere la tenia, ovvero il verme solitario, per il quale i semi della zucca sono tossici. Inoltre, sono in grado di prevenire le disfunzioni delle vie urinarie.
Questo ortaggio è originario dell'America centrale. I nativi americani del nord la consideravano un alimento base della loro dieta. Sono davvero molte le proprietà benefiche della zucca; la polpa contiene diversi principi attivi e viene usata come diuretico, oltre che per lenire le scottature della pelle e il prurito causato dalle punture degli insetti. La zucca ha un basso contenuto calorico, è antiossidante ed è ricca di minerali (calcio, sodio, potassio, fosforo, magnesio, ferro...), previene i tumori e contrasta il diabete e l'ipertensione arteriosa. Fin dall'antichità, alla zucca sono state attribuite proprietà calmanti; è infatti consigliata a chi soffre di ansia, insonnia e nervosismo. 
Un vero toccasana, insomma! Personalmente amo questo ortaggio, lo faccio in mille modi durante tutto l'inverno: sformati, risotti, minestre, vellutate, dolci... e chi più ne ha più ne metta. 



Spero con questo post di avervi fatto conoscere degli aspetti della zucca che non conoscevate e di avervi invogliato a consumarla in grande quantità! Torno a preparare le mie belle zucche di Halloween, voi ne intaglierete? 
Aspetto le vostre risposte e le vostre impressioni =)
A presto!

Fonti:
- http://www.benessere.com/dietetica/arg00/proprieta_zucca.htm
- http://www.mr-loto.it/zucca.html
- "Florario", Alfredo Cattabiani


giovedì 16 ottobre 2014

Speciale Halloween # 1: tradizioni dall'Italia


Bentornati nella mia Foresta Incantata!
Oggi io e Reina del blog Il Portale Segreto vogliamo inaugurare il primo dei tre speciali che ci terranno compagnia da oggi fino al 30 ottobre. Dopo averci pensato a lungo, alla fine ci siamo decise a fare questa serie di speciali cercando di renderli un po' diversi dal solito. Essendo appassionate di antiche tradizioni, abbiamo deciso di proporvi in questi tre appuntamenti le antiche e moderne usanze dell'Europa, dell'Italia e del Mondo, sperando di offrirvi così qualche spunto per poter festeggiare la magica notte del 31 ottobre, mostrandovela anche sotto una nuova luce, permettendovi di viverla con una consapevolezza diversa.
Eccovi dunque, per questa settimana, le tradizioni delle regioni italiane!



In quasi tutte le Regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti. 

In Piemonte, si soleva lasciare un posto in più a tavola per cena, riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita. In Val d'Ossola sembra esserci una particolarità in tal senso: dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare lì a ristorarsi in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perché i defunti potessero ritirarsi senza fastidio. Stessa cosa avviene in Val d'Aosta.

In Liguria, per tradizione vengono preparati i bacilli (fave secche) e i balletti (castagne bollite). Tanti anni fa, la notte del 1 novembre, i bambini si recavano di casa in casa, come ad Halloween, per ricevere il "ben dei morti", ovvero fave, castagne e fichi secchi. Dopo aver detto le preghiere, i nonni raccontavano loro storie e leggende paurose.

A Bormio, in Lombardia, la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena. Nei dintorni di Vigevano c’era l’abitudine di lasciare in cucina un secchio d’acqua fresca, una zucca piena di vino e il fuoco acceso nel camino e le sedie attorno al focolare.

In Trentino sono le campane, suonando, a richiamare le anime. Dentro casa viene lasciata una tavola apparecchiata e il focolare accesso per i defunti. 

In Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane sul desco. Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio a certi santuari, a certe chiese lontane dall'abitato, e chi vi fosse entrato in quella notte le avrebbe trovate affollate da una moltitudine di gente che non vive più e che scomparirà al canto del gallo o al levar della "bella stella". 

In Veneto, per scongiurare la tristezza di queste giornate, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossa da morti".

In Emilia Romagna, nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere "la carità di murt", ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano.

In Toscana, nella provincia di Massa Carrara, la giornata è l'occasione del bèn d'i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite. Vicino Grosseto era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.

In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei morti", che si consumano dai tempi antichi nella ricorrenza dei defunti, quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire così le carezze dei cari scomparsi. In questa regione si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.

Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si tenesse compagnia ad un defunto consumando un pasto vicino alla sua tomba. 

In Abruzzo si decoravano le zucche, e i ragazzi di paese andavano a bussare di casa in casa domandando offerte per le anime dei morti, solitamente frutta di stagione, frutta secca e dolci. Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi. Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone. Inoltre, il tavolo da pranzo rimaneva apparecchiato e si lasciavano tanti lumini accesi alla finestra quante erano le anime care.

In Puglia, la sera precedente il due novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena, con tutti gli accessori, pane acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando del banchetto e fermandosi almeno sino a Natale o alla Befana. Sempre in Puglia, a Orsara in particolare, la festa veniva - e viene tutt'ora - chiamata “Fuuc acost” e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate “Cocce priatorje”, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli delle strade. Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone. Questa costumanza in Puglia si chiama "l'aneme de muerte" e si apre con questa specie di breve serenata rivolta alla massaia:

"Chemmare Tizie te venghe a cantà 
L'aneme de le muerte mò m'a da dà. 
Ah ueullà ali uellì 
Mittete la cammise e vien ad aprì.

La persona a cui è rivolta la canzone di questua si alza, fa entrare in casa la brigata ed offre vino, castagne, taralli e altro. 

In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. 

In Sicilia il 2 novembre si mangiano ancora le ossa dei morti: dolci di pasta di mandorle vendute sin dalla vigilia fino a tutto il 2 novembre. Nella stessa Sicilia i defunti, nella notte a loro consacrata, recano doni ai bambini, proprio come la Befana: le mamme raccontano ai figli che i parenti defunti abbandonano in quelle ore magiche le loro dimore e scendono a frotte verso le case dei vivi, portando loro regalini detti “li cosi dei morti”.

In Sardegna, dopo la visita al cimitero e la messa, si tornava a casa a cenare, con la famiglia riunita. A fine pasto però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Prima della cena, i bambini andavano in giro per il paese a bussare alle porte e ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e in rari casi, denaro. 


Avete qualche altra usanza da raccontarci? Se sì, scrivetela in un commento per condividerla con noi!
Intanto, vi diamo appuntamento alla prossima settimana per il secondo speciale ;)

Fonti:

- Wikipedia 
- http://www.gustosamente.com/article/xx 
- http://www.focusjunior.it/imparo/cos-e-come-si-fa/festa-dei-morti-le-tradizioni-in-italia-e-nel-mondo-per-il-2-novembre 
-http://www.ilturista.info/blog/9694-Halloween_feste_e_tradizioni_nel_mondo/
pagina=2#.VDZf9dR_s8o 
- http://www.drogbaster.it/festa-di-halloween.htm
- http://www.intrage.it/Famiglia/festa_dei_morti

lunedì 13 ottobre 2014

Recensione: "Il fuoco nella testa - Uno studio sullo sciamanismo celtico" di Tom Cowan


Bentornate nella mia Foresta Incantata, creature del bosco!
Per questo libro vorrei ringraziare enormemente la casa editrice Crisalide, con la quale collaboro, per avermelo inviato. Mi sono presa il tempo necessario per leggere questo bellissimo saggio, che ora passo a recensirvi =)



Autore: Tom Cowan
Editore: Crisalide
Pagine: 260
Prezzo:  17,50 euro

Trama: Nella Canzone di Aengus l’errante, William B. Yeats canta il ‘fuoco nella testa’ che caratterizza l’esperienza visionaria. Qui Tom Cowan esamina questo tema in uno studio interculturale dai toni poetici sullo sciamanismo e sull’immaginazione celtica, analizzando i miti, i racconti, gli antichi poeti e narratori celtici e descrivendo le tecniche usate dagli sciamani per accedere all’altra realtà.

Voto:
Recensione
Non avevo mai letto libri di sciamanismo, questo è stato il primo e ne sono rimasta piacevolmente colpita; il libro di Tom Cowan mi ha permesso di appassionarmi all'argomento e, a lettura conclusa, posso dire di voler leggere altro sullo sciamanismo.
Come molti di voi sapranno, sono appassionata di cultura celtica e il fatto che questo saggio parlasse di un aspetto della religiosità di questo popolo mi ha spinto a richiederlo, non sapendo bene cosa aspettarmi. Quello che mi sono ritrovata a leggere è un testo approfondito e ben strutturato, che si legge con la velocità e l'interesse di un romanzo.
Nelle prime pagine l'autore introduce velocemente lo sciamanismo per poi fare un breve excursus della cultura e del popolo celtici nelle sue generalità. Il lettore dunque apprende la personalità dello sciamano e i requisiti che egli deve avere, così come l'iniziazione allo sciamanismo e le caratteristiche principali di questa antica pratica religiosa. Tom Cowan focalizza fin da subito l'attenzione del lettore sullo sciamanismo celtico, che va a integrare la grande spiritualità di un popolo antico che non smette di affascinare e che presenta alcuni punti in comune con un altro popolo dal grande fascino, quello dei nativi americani. Come forse saprete, i Celti avevano un tipo di spiritualità molto vicina alla natura e ai suoi molteplici aspetti; Cowan li analizza tutti, soffermandosi soprattutto sui tratti sciamanici della religiosità celtica.
Dopo averci offerto una visione d'insieme di quelli che sono i fondamenti dello sciamanismo, l'autore analizza paragrafo per paragrafo, capitolo per capitolo, tutta la cultura celtica, facendocela leggere in chiave sciamanica. Il lettore scopre così che i racconti tradizionali, i miti, le leggende e tutto ciò che appartiene al folklore celtico è in realtà da rivedere sotto la luce dello sciamanismo. E' così che l'autore ci racconta le storie dei rapimenti delle fate, delle divinità del pantheon celtico e degli eroi del ciclo arturiano e feniano, facendocele vedere sotto una luce nuova e spirituale. Ma Cowan non si limita a questo: anche i simboli, le usanze e le superstizioni legate ai luoghi vengono riviste e studiate dal punto di vista dello sciamano.
Come dicevo poco sopra, Cowan scrive in modo scorrevole, semplice e chiaro; il suo saggio non è mai noioso, anzi, quasi avvincente. Il suo studio sullo sciamanismo celtico non è mai superficiale, ma profondo e condotto magistralmente.
Nonostante io non avessi mai letto nulla al riguardo, non ho avuto alcuna difficoltà a comprendere i fondamenti dello sciamanismo, anche se credo ci voglia una buona informazione di base sulla cultura celtica prima di affrontare la lettura di questo interessantissimo saggio.
Quella che Cowan ci propone in Il fuoco nella testa è tutta teoria, non troverete tra le sue pagine esercizi pratici sulle tecniche sciamaniche.
E' stato molto interessante, oltre che bello, leggere questo saggio. Trovo che sia vero che i libri della Crisalide cambino qualcosa dentro chi li legge, fino ad ora nessun libro di questa casa editrice mi ha delusa e sono uscita cambiata da ogni lettura. Il fuoco nella testa ha messo in me il seme della curiosità per lo sciamanismo e spero vivamente di riuscire ad approfondirlo molto presto; non mi sarei mai aspettata di avvicinarmi a questo argomento e di interessarmene in questo modo, è stata una piacevole sorpresa e consiglio vivamente a tutti coloro che sono appassionati di cultura celtica, di folklore e di antiche religioni di procurarsi questo libro e leggerlo, perché in esso ho trovato un piccolo, grande gioiello.

Voi che ne pensate? Lo avete letto?




giovedì 9 ottobre 2014

Il Riflesso dell'Anima # 15


Bentornati nella mia Foresta Incantata!
Il Riflesso dell'Anima, rubrica creata da me e Reina del blog Il Portale Segreto, consiste nel postare una citazione o un brano tratto da un libro, film, canzone o altro che che ha fatto vibrare le corde della nostra anima associandola a un'immagine. Sarà una rubrica che rispecchia il nostro io più profondo. Non avrà cadenza fissa, sarà dunque occasionale, ed entrambe la gestiremo in modo indipendente l'una dall'altra.
Ecco qui dunque la mia immagine a la mia citazione di oggi:



"Semina, semina: l'importante è seminare, poco, molto, tutto il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo, la tua fede, il tuo amore. Semina le piccole cose e anche un nonnulla. Semina la fantasia e abbia fiducia, perché ogni chicco arricchirà un piccolo angolo sperduto della terra."  
"La capanna incantata", Romano Battaglia


giovedì 2 ottobre 2014

Superficialità

Non giudicare un libro dalla copertina.
L'abito non fa il monaco.
Le apparenze ingannano.

Sono proverbi diversi, ma racchiudono tutti lo stesso insegnamento.
La gente non sa "guardare oltre" l'aspetto di una persona, si lascia trascinare dal primo sguardo, dalla prima impressione, dalla superficie.
Mi sono interrogata spesso su questa cosa; mi chiedo perché le persone siano così cieche, perché non sappiano mai scavare a fondo, vedere oltre la corteccia di un albero, oltre la corazza che, bene o male, ognuno di noi si crea nella vita di tutti i giorni.
Eppure siamo fatti della stessa sostanza, eppure proviamo tutti le stesse cose, ma, chissà perché, ci lasciamo andare all'egoismo e non vediamo quanto in realtà gli altri siano simili a noi, quanto i loro meccanismi mentali siano vicini ai nostri.
E così una persona timida e riservata spesso passa per smorfiosa, altezzosa e antipatica.
Nessuno si chiede cosa ci sia sotto quella corazza, nessuno si accorge del tumulto di emozioni che una persona del genere provi dentro di sé. Non ci si capacita di come una persona all'apparenza schiva, fredda e solitaria, abbia in realtà dentro di sé un mondo di emozioni, un fuoco vivo e prorompente e pensieri profondi come l'oceano. 
E' più facile amare una persona espansiva, che ha sempre qualche discorso da tirare fuori. E' più semplice e immediato affezionarsi a chi esterna il proprio affetto, a chi riversa fiumi di parole e di emozioni sugli altri, piuttosto che a chi invece tutto questo lo tiene nascosto dentro di sé come un tesoro, custodendolo con cura e pazienza nell'attesa che qualcuno riesca ad aprire il guscio e trovare al suo interno una preziosa perla. L'essere timidi non significa essere insensibili, non vuol dire avere il cuore di pietra e non provare forti emozioni, tutt'altro! Al contrario, spesso chi è timido e introverso ha una forte sensibilità, che cerca di nascondere agli altri. Nessuno si accorge della sofferenza che questa superficialità provoca, d'altro canto siamo sempre così impegnati, così presi dalla nostra interiorità, che non ci sembra possibile che qualcun altro provi le nostre stesse emozioni. Spesso non ci interessa andare a fondo, non ci importa di conoscere davvero il cuore e l'animo di chi ci sta intorno, perché è faticoso, persino doloroso a volte. Eppure, bisognerebbe sempre mettersi nei panni altrui prima di giudicare, criticare o affibbiare etichette. Non è difficile in fondo: basterebbe solo guardarsi un po' allo specchio e immedesimarsi di più in chi ci sta di fronte. Purtroppo, però, quest'arte sembra che non ci appartenga...



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